5G: come mettere la tecnologia a servizio di tutti secondo Assoprovider

Il 5G è ai nastri di partenza: al via tra un mese la sperimentazione in Corea del Sud. Intanto, si preparano i bandi in Italia per assegnare le frequenze. Assoprovider spiega quali sono i tre presupposti per far diventare la tecnologia un’opportunità per tutti.

È partito il conto alla rovescia per il 5G, la nuova generazione della connettività mobile. Il grande appuntamento per testarlo, saranno le Olimpiadi invernali di Pyeongchang che si terranno dal 9 al 25 febbraio in Corea del Sud.

Dal 2020 poi la tecnologia entrerà in commercio in tutti i Paesi. In Italia le prime frequenze saranno assegnate quest’anno, come previsto all’art. 89 della Legge di Bilancio.

Come fare per rendere il 5G un’opportunità per tutti e non uno strumento nelle mani di pochi? Assoprovider riflette su come sviluppare il nuovo standard tecnologico in modo equo.

5G che cos’è

È la nuova generazione della connettività mobile. Promette velocità in download nell’ordine di 1Gbps, e connessioni più affidabili.

Il 5G è una tecnologia molto attesa. La si aspetta soprattutto per la sua capacità di connettere diversi dispositivi e di favorire lo scambio di dati in settori presenti e futuri, come l’Internet delle Cose.

Si attende, inoltre, un miglioramento globale dei servizi della Rete: si calcola che con il 5G sarà possibile scaricare un film in HD in pochi secondi, di migliorare la qualità delle videochiamate e di connettere in modo più efficace professionisti da ogni parte del mondo.

Il 5G è oggi ancora in fase di test: mancano gli standard tecnologici e le normative di riferimento. Eppure tutto corre molto velocemente, in USA la tecnologia dovrebbe raggiungere diverse città entro la fine di quest’anno, mentre in Europa si attenderà il 2020 per l’inizio della prima fase commerciale.

Rete 5G

Il passaggio al 5G sarà graduale. Non sostituirà subito il 4G e il 3G: il processo di implementazione sarà lento, come è successo nel caso del 4G.

La tecnologia sarà compatibile con i vecchi standard mobili, almeno in una fase iniziale, per diventare poi il nuovo standard: nel 2020 secondo gli analisti del settore, gli smartphone in circolazione saranno già compatibili con il 5G.

Per colmare, tuttavia, il gap si prevede che l’istituzione di uno standard intermedio, il 4,5 G, di cui alcuni Paesi oggi possono già usufruire, come la Corea del Sud.

La Rete 5G in Italia

Nell’ultimo anno, l’Europa ha spinto perché i Paesi della UE si muovessero nella liberazione delle frequenze destinate al 5G.

In Italia le prime frequenze saranno assegnate quest’anno, con una base d’asta di 2,5 miliardi. A finire a gara saranno tre lotti, 3,6-3,8 gigahertz; 27 gigahertz; 700 megahertz. I primi due sono già liberi e utilizzabili immediatamente, mentre il terzo è occupato oggi dalle televisioni, che dovranno traslocare altrove, entro il 2022.

In attesa del bando, la sperimentazione partirà in cinque città (Milano, Bari, Matera, Prato, L’Aquila).

A Bari, c’è un progetto avveniristico che prevede un porto connesso in cui tutte le operazioni logistiche di carico e scarico merci, saranno gestite a distanza, proprio grazie alla tecnologia.

I 3 punti di Assoprovider sullo sviluppo del 5G

Il 5 G è la nuova sfida per il Paese. Tuttavia, potrà essere utile solo se non consegnerà nelle mani di pochi soggetti l’intero mercato dell’accesso e quindi se le frequenze non saranno appannaggio delle élite. Le frequenze sono un bene comune del territorio e dovrebbero  in primo luogo produrre vantaggi per tutti e non essere funzionali solo agli interessi di pochi oligopolisti.

Questa è l’opinione ufficiale di Assoprovider sulla tecnologia. Presenteremo le nostre posizioni al Parlamento, il 6 febbraio.

In quell’occasione elencheremo quali sono i tre presupposti da seguire per permettere al 5G di diventare un’opportunità per tutti:

1) Non bisogna assegnare lo spazio frequenziale solo a un  ristretto gruppo di soggetti accomunati da modelli di business che non garantiscono la digitalizzazione dell’intero  Paese.

2) È necessario favorire lo sviluppo delle PMI non solo quali  utilizzatrici di 5G, ma anche quali parti attive nella produzione di accessi 5G.

3)  È necessario attuare politiche che non creino artificiose economie di scala in modo tale che, come in ogni ecosistema, possano coesistere tanto i piccoli quanto i grandi player con diversi modelli di business in  grado di servire tutte le diverse densità abitative del nostro territorio. Non bisogna alterare questo equilibrio con politiche sbagliate.

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