Nell’anno in cui l’uomo mette per la prima volta piede sulla Luna, nasce anche la prima rete Internet, quell’Arpanet, creata dall’agenzia di ricerca americana a capo del progetto (ARPA: Advanced Research Project Agency), che però in quel momento appare ancora lontana dal diventare la Rete globale che tutti conosciamo oggi. Basti pensare che i protocolli TCP/IP, che ancora oggi fanno funzionare Internet, sono stati introdotti solo nel 1983.
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Oltre all’anno, lo sbarco sulla Luna e Internet condividono anche un altro aspetto in comune: è infatti la NASA a creare la prima “connessione veloce”, che servirà a coordinare gli spostamenti e le comunicazioni con la squadra di astronauti dell’Apollo 11.
Ecco come nasce quella rete e a quale scopo.
La STDN della NASA: la prima “connessione veloce” della storia
Per raggiungere il traguardo storico, la NASA ha dovuto creare un sistema capace di tracciare e organizzare i dati provenienti dagli astronauti nel loro viaggio verso la Luna e ritorno. Allo stesso tempo, il sistema doveva offrire un affidabile strumento di comunicazione da e per l’Apollo.
Un sistema che doveva essere infallibile: immaginatevi di ritrovarvi con un problema mentre siete a 350mila chilometri di distanza da tutti gli altri esseri umani e di non poter comunicare con nessuno.
L’apparato di comunicazione doveva per questo essere infallibile e doveva funzionare 24 ore su 24, in ogni fuso orario del Pianeta. La massima attenzione è stata ovviamente concentrata sui momenti immediatamente successivi al lancio e nel cosiddetto splashdown, la procedura di “atterraggio” in mare, di ritorno sulla terra. Ma ogni secondo era prezioso e doveva essere gestito in maniera perfetta.
Immaginate poi di dover creare un sistema simile con il tipo di tecnologia informatica disponibile negli anni ‘60. Come ci è riuscita la NASA?
Creando e installando 14 antenne in diversi punti del pianeta, dalle Bermuda a Madrid, fino a Guam. I cervelloni dell’agenzia aerospaziale americana hanno poi creato quattro navi, costruite specificamente per quest’opera, dotate di antenne di tracciamento. Ai sistemi di monitoraggio e raccolta dati, gli scienziati hanno inoltre aggiunto più di tre milioni di chilometri di collegamenti: cavi telefonici, cavi sottomarini, torrette a microonde e così via.
Agli sforzi “a terra” sono stati poi affiancati due satelliti in orbita, per coordinare la grande mole di dati. Durante lo splashdown, infine, la NASA ha lanciato otto aeroplani speciali per mantenere le comunicazioni in tutti i punti dell’Oceano Pacifico.
Il sistema così creato ha preso il nome di STDN, lo Spaceflight Tracking and Data Network, la rete per il tracciamento e l’elaborazione dei dati del volo spaziale. E ha rappresentato la prima Rete ad alta velocità della storia, con picchi arrivati fino a 51,200 bit al secondo (una velocità pazzesca per il 1969).
L’STDN è costato alla NASA 370 milioni di dollari, con 2700 operatori disponibili per gestire e monitorare la rete, e 39 computer Univac collocati in diversi punti del pianeta.
20 luglio 1969: lo storico anniversario
Quella della STDN è solo una parte degli enormi sforzi statunitensi per portare l’essere umano sulla Luna. Tra gli anni Sessanta e Settanta, la NASA ha lanciato verso il nostro satellite nove missioni, di cui sei hanno portato senza danni degli esseri umani sulla sua superficie. La Luna resta l’unico “oggetto” extraterrestre su cui abbiamo messo piede.
Il 20 luglio 2019 cade il 50esimo anniversario della prima spedizione ad aver portato degli astronauti sul suolo lunare, grazie all’Apollo 11. Una missione che ha richiesto un viaggio di 102 ore, 45 minuti e 40 secondi (solo per l’andata).
Fu Neil Armstrong, come sappiamo, a mettere per primo piede sulla Luna, seguito da Buzz Aldrin.
«Un piccolo passo per un uomo, un enorme balzo in avanti per l’umanità», disse Armstrong in quell’occasione storica.
Quello sforzo comune del mondo occidentale, che portò alla costruzione di una grande rete veloce e di tutti gli strumenti necessari all’allunaggio, potrebbe essere oggi ripetuto, per le tante grandi sfide che ci attendono.
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