Intervista al vicepresidente di Assoprovider sullo stato dell’arte del digital divide, tecnologico e cognitivo, in Italia e sul ruolo degli Operatori di Prossimità nello sviluppo digitale.
La posa della fibra per la banda Ultralarga centralizzata mostra i suoi limiti. È tempo di passare a una gestione decentralizzata, che veda protagonisti gli Operatori di Prossimità, accanto alle amministrazioni locali: un percorso che abbiamo già avviato da diversi anni, come dimostra l’esperienza in Umbria (purtroppo naufragata) e altre iniziative.
Questi i punti toccati da Giovanbattista Frontera, Vice Presidente Nazionale di Assoprovider, in un’intervista video con il Nuovo Giornale Nazionale condotta da Giuseppe Castellini.
Il ruolo degli Operatori di Prossimità contro il Digital Divide (anche cognitivo)
Come ha dimostrato una recente inchiesta di key4biz, di questo passo le Aree Bianche saranno cablate da Open Fiber solo tra 8 anni, se si proseguirà di questo passo (circa 50mila unità immobiliari raggiunte a giugno 2022 a fronte delle 6,3 milioni che dovrebbe cablare entro l’anno prossimo).
“La soluzione del problema è ancora molto lontana. O si parte da una logica decentralizzata, altrimenti è difficile fare molta strada: ci sono logiche più finanziarie che di operatività nell’attuale gestione”, spiega allora Frontera durante l’intervista. E propone un percorso alternativo, già in atto, che coinvolge in prima battuta gli Operatori di Prossimità.
«I nostri iscritti – racconta il vicepresidente Assoprovider – hanno già cominciato anche a posare la propria fibra, specie nelle zone a fallimento di mercato, in cui l’arrivo dei Big, inclusa Open Fiber, è ancora di là da venire».
Ma il ruolo degli Operatori nel superamento del Digital Divide non si limita a questo. Frontera ricorda infatti come esista un Divide strutturale, dovuto al trasferimento tecnologico, ma anche cognitivo, causato dalla scarsità di competenze.
Per affrontare il problema, Assoprovider “ha edito un vademecum per i comuni, per il recepimento del nuovo Codice delle Comunicazioni Europeo a livello locale: d’altronde gli attori principali per la regolamentazione sono proprio i Comuni. La nostra pubblicazione allora supporta le amministrazioni, che difficilmente hanno al proprio interno le competenze adatte, soprattutto quando sono molto piccole. D’altro canto aiuta l’attività degli Operatori che possono proporsi in questo modo come partner tecnologici affidabili”, spiega Frontera.
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Umbria, una legge regionale disattesa
Il rapporto con la Pubblica Amministrazione si rivela spesso proficuo, ma ci sono casi in cui la collaborazione viene interrotta a causa dell’inazione degli enti locali.
Frontera racconta l’esempio dell’Umbria. Nel 2013, l’amministrazione dell’epoca aveva coinvolto Assoprovider nella stesura di una legge regionale che, ancora oggi, risulta molto avanzata.
«Il modello era l’Emilia Romagna – racconta il vicepresidente di Assoprovider – dove è presente una società di servizi partecipata pubblica – cosiddetta inbound – che posa la fibra in proprio e ha attivato anche la rete. In Umbria si era partiti con una soluzione simile, posando oltre 600 chilometri di fibra. Solo che nel tempo, e con i cambiamenti di amministrazione, la legge è stata disattesa e oggi la Regione ha deciso di favorire Open Fiber».
La inbound presente in Emilia Romgna, racconta ancora Frontera, rappresenta un vantaggio per gli Operatori di Prossimità, perché possono in questo modo affittare la fibra per offrire i propri servizi.
Ma l’attuale amministrazione “ha completamente demolito quella legge regionale, per esempio eliminando l’esenzione dell’occupazione del suolo pubblico nelle aree di demanio regionale come incentivo per chi posava fibra. Assoprovider sta valutando, per questo, azioni nelle sedi opportune”.
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