Ideata da un prof italiano, Algorand supera i problemi delle blockchain di prima e seconda generazione. Scopriamo come e alcune applicazioni pratiche, come il nuovo progetto LoRaChain di Assoprovider.
Dopo la grande partecipazione ai due webinar sul Codice delle Comunicazioni Europeo (trovate le sintesi qui e qui), Assoprovider ha lanciato un nuovo appuntamento, stavolta incentrato sulla Blockchain.
Come ha raccontato Marcello Cama, vicepresidente Assoprovider, nell’introduzione, l’associazione dei provider indipendenti “ha tutte le caratteristiche e l’interesse, in quanto principale network delle TLC in Italia, ad approfondire gli aspetti della ‘catena di blocchi’, che oggi viene superata dall’avvento di Algorand, che oltre a essere una blockchain, è una fondazione che mette a disposizione tool di sviluppo, fondi e supporto tecnico, anche per noi operatori di prossimità”.
La presentazione di Algorand è condotta dall’ingegner Sergio Caserta, consigliere del CDTI di Roma, “Algorand Ambassador“, responsabile Italia della Vanguard Communications Europe e value maximiser della MirrorWave.
Blockchain: storia e limiti
L’intervento si apre con una rapida sintesi delle principali tappe della storia della Blockchain, dalla nascita nel 2008 a opera del misterioso Satoshi Nakamoto, fino al successivo miglioramento introdotto da Vitalik Buterin con Ethereum, nel 2013.
Per approfondire il funzionamento e la portata rivoluzionaria della Blockchain, guarda l’intervento del presidente di Assoprovider Dino Bortolotto durante APRO18:
Più che sulle tappe storiche, Caserta si sofferma sui limiti delle blockchain di prima, su cui si fonda Bitcoin, e seconda generazione (Ethereum).
Entrambe le tecnologie si fondano su un protocollo di consenso che si chiama proof of work: in sostanza, è una regola per la convalida della scrittura del blocco successivo nell’architettura distribuita della Blockchain pubblica. Il proof of work si dimostra presto limitato perché, possiamo dire, “non mantiene tutte le sue promesse” di scalabilità, sicurezza e decentramento: è il trilemma già codificato da Buterin, che spiega come possiamo avere solo due su tre degli aspetti considerati all’interno delle Blockchain di prima e seconda generazione.
Questo perché, spiega Caserta, “il proof of work è inadatto ad applicazioni con alti volumi e bassi tempi di risposta delle transazioni. Si basa inoltre sui miner, che sono terribilmente energivori, che consumano cioè quanto una piccola città”.
La prima risposta al trilemma di Buterin è arrivata con la nascita della Blockchain privata, che però è una sorta di “ossimoro”, spiega ancora Caserta. Nascono allora nuovi protocolli di consenso, tra cui il bonded proof of stake, il delegated proof of stake e il Pure Proof of Stake – PPoS, il più interessante oggi.
Il PPoS è stato concepito dal professor Silvio Micali, siciliano, ma oggi professore al MIT, nonché fondatore e presidente di Algorand, la blockchain di Terza Generazione.
Algorand: nascita e caratteristiche
In sostanza, le tecnologie di prima generazione assicurano o grande sicurezza, a discapito di decentramento e scalabilità (è il caso di Bitcoin ed Ethereum, che non consentono molte transazioni), oppure consentono la creazione di tecnologie decentrate e scalabili, ma a discapito della sicurezza (bonded e delegated proof of stake, dove i nodi possono essere attaccati o manipolati).
Algorand supera il trilemma di Buterin attraverso il PurePoS, soddisfando tutti e tre i requisiti di scalabilità, sicurezza e decentramento richiesti, attraverso dei complessi teoremi matematici (descritti sul sito di Algorand). In sostanza, spiega Caserta, i nodi che partecipano alla definizione del blocco successivo vengono sorteggiati volta per volta: ogni nodo partecipa a una “lotteria” personale. Se vince, il suo nodo viene preso in considerazione.
Il risultato, in sostanza, è che Algorand promette di essere scalabile a livello mondiale, ha cioè la possibilità di includere miliardi di transazioni da parte di miliardi di utenti, in tempi di risposta molto rapidi (oggi i tempi di risposta sono inferiori a 4,5 secondi e arriveranno a circa 2,5 secondi entro la fine del 2021), ma allo stesso tempo restando sicura e decentrata, a costi molto competitivi: oggi ogni transazione ha un costo di 1 millesimo di Algo (la criptovaluta che gira su Algorand), che corrispondono a circa 1 millesimo di euro.
Nella slide, alcuni dei punti di forza di Algorand:
Algorand è stata lanciata ufficialmente nel 2019, anche se i lavori sono inziati due anni prima, e ha già raccolto un numero interessante di transazioni, come vedremo. Tra gli esempi virtuosi, Caserta cita la tokenizzazione dei diritti d’autore da parte della SIAE: in sostanza, in collaborazione con Algorand, la Società Italiana degli Autori ed Editori ha trasformato in NFT (token non fungibili, particolari token che consentono di attestare la proprietà univoca di un asset) i diritti degli oltre 95.000 autori della SIAE.
L’ecosistema di Algorand
Oggi Algorand ha già 9 milioni di utenti, con più di 500 aziende che utilizzano la piattaforma, quasi duemila nodi e più di 12 milioni di blocchi. Algorand, infatti, si presenta non “solo” come una Blockchain, ma come un vero e proprio ecosistema.
La Algorand Foundation ha infatti creato una piattaforma open source e “permissionless”, il che vuol dire che sviluppatori e aziende possono utilizzare la Blockchain autonomamente, senza richiedere autorizzazioni alla Fondazione.
Nell’ambito della diffusione delle potenzialità della tecnologia, la Algorand Foundation ha inoltre avviato una serie di programmi di finanziamento, anche a fondo perduto, per chi ha intenzione di sviluppare applicativi a partire dalla Blockchain:
- Ambassador Developer Program (DevAms), dedicato agli sviluppatori che vogliono diventare “ambasciatori” di Algorand. Maggiori informazioni al link: https://algorand.foundation/developers/dev-ambassadors
- Developer Award Program, dedicato agli sviluppatori che vogliano creare nuove soluzioni funzionali alla crescita dell’ecosistema, in cambio anche di premi in denaro: https://algorand.foundation/developers/developer-incentive-awards-program
- AlgoGrants, dedicati a ricerca, sviluppo di strumenti e infrastrutture, sviluppo di applicazioni e use case, formazione e comunicazione: https://algorand.foundation/grants-program/algorand-foundation-request-for-funding
- Acceleratori di impresa, programma dedicato alle startup in Europa, Asia e Sud America: https://algorand.foundation/ecosystem/accelerator
LoRaChain, il nuovo progetto lanciato da Assoprovider
Al termine dell’intervento dell’ingegner Caserta, riprende la parola Marcello Cama, per presentare il nuovo progetto LoRaChain, un’evoluzione di LoRaWan, in cui, spiega Cama, “abbiamo messo in connessione IoT e Algorand, realizzando una scelta concreta”. Passa quindi la parola a Marco Caldarazzo, Ceo di Metrowimax, e responsabile in Assoprovider del progetto LoRaWAN.
In sostanza, LoRaChain sarà “una rete confederata per gestire IoT e sensori presenti sul territorio. Se finora il problema tecnico nella realizzazione era gestire le transazioni tra le varie componenti della rete, abbiamo trovato una soluzione ideale in Algorand, blockchain più snella, che ci permette di creare un marketplace dove la domanda di copertura raggiunge l’offerta di copertura”, grazie alla tecnologia ideata dal professor Micali.
Caldarazzo illustra poi i vantaggi di LoRaChain:
- È possibile condividere gli asset degli operatori, come gateway, ma non solo
- Le revenue sono basate sul traffico utile
- La piattaforma permette di creare un vero e proprio mercato tra gli operatori, in un marketplace aperto anche ai proprietari di infrastrutture fisiche
- Viene superato il problema del roaming all’interno della piattaforma
- I prezzi degli scambi sono fissati in totale libertà dagli associati alla piattaforma
Si tratta di un’opportunità molto ghiotta, perché, come illustra Caldarazzo, il mercato dell’Internet of Things diventerà sempre più importante nei prossimi anni, in particolare nel segmento LoRaWan, che supererà i 600 milioni di euro nel giro di cinque anni.
La blockchain Made in Naples
Ultimo ospite dell’appuntamento, Felice Balsamo, ex consigliere di Assoprovider, nonché promotore e coordinatore per il Comune di Napoli del progetto Napoli Blockchain.
Balsamo racconta la sua esperienza: dal 2018, quella di Napoli è stata una delle prime città al mondo a iniziare a usare la blockchain nell’ambito amministrativo. Il primo progetto realizzato, quello della tokenizzazione delle cedole librarie, caricate su Ethereum per la prima volta, e non sui più comuni file Excel.
Ma il progetto più interessante ha visto il coinvolgimento delle tante associazioni di categoria della città, con l’obiettivo di far conoscere ai commercianti le potenzialità della tecnologia e diffondere l’uso delle criptovalute.Tra le iniziative più interessanti raccontate da Balsamo, il sistema premiale per le prenotazioni nei musei della città: “Se prenoti una visita al museo ed effettivamente ti presenti nel sito, ricevi in dono 1 o 2 token da utilizzare nella nostra rete di attività commerciali aderenti”, spiega.
Per rivedere il video completo del webinar, puoi registrarti sulla nostra piattaforma Apeventiweb, al link: https://apeventiweb.it/la-blockchain-moderna-una-tecnologia-per-uneconomia-di-scambi-senza-attriti-e-per-tanti-altri-usi/
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