Assoprovider a Report (RAI 3): Come portare banda larga a tutti in modo innovativo

Come portare banda a tutti in modo innovativo, risparmiando? Questa è una delle domande a cui hanno risposto due membri di Assoprovider, il presidente Dino Bortolotto, e il consigliere Marco Liss, durante un’inchiesta di Report sulla banda larga in Italia.

L’indagine svolta dal team della trasmissione televisiva è una denuncia all’incapacità dei grossi player, Tim in primis, di garantire l’accesso alla fibra a tutti. Dopo dieci anni, infatti, e investimenti di circa due miliardi di fondi pubblici e otto miliardi stanziati, l’offerta della banda larga per tutti è ancora un sogno.

L’inchiesta andata in onda su Rai Tre racconta tutti i lati oscuri, gli sperperi di denaro pubblico, e alla fine offre alcune alternative, attraverso la voce dei nostri rappresentanti.

Cos’è il Fixed Wireless Access

Il Fwa, acronimo di Fixed Wirless Access, è una tecnologia cresciuta negli ultimi anni. Cosa consente di fare? Garantisce prestazioni a banda ultra larga, attraverso radio frequenze, con costi e tempi inferiori a soluzioni simili, quelle che si basano su fibra o rame/fibra.

Il mercato nasce in seguito al decreto Landolfi, nel 2005, con il quale vengono liberalizzate le frequenze 5 GHz. A impedire la crescita, tuttavia, di questo canale, i costi delle licenze nel nostro Paese, come denuncia Liss a Report:

«Il wireless non licenziato è una valida alternativa all’ultimo miglio in rame. Consente di consegnare anche 100megabit con prestazioni molto simili alla fibra ottica. La cosa difficile è data dal fatto che le licenzeper le tratte di backhaulingsono tra le più care d’Europa, almeno 10 volte di più. E 10 volte superiori anche alle spese che pagano gli operatori televisivi per usufruire delle stesse licenze».

Da qui nasce il paradosso, evidenziato dal giornalista che ha condotto l’inchiesta:

«Perché far pagare così tanto licenze che a causa dei costi eccessivi non vengono comprate e non portano soldi nelle casse dello Stato?».

L’accordo con i piccoli operatori

Un’altra opportunità per estendere l’uso della banda larga e non sprecare denaro pubblico, viene suggerita da Dino Bortolotto. Il presidente di Assoprovider racconta così a Report il percorso alternativo:

«Una possibilità è quella dei grossi player della fibra di accordarsi con i piccoli operatori e portare la fibra fin dove serve, fino ai ripetitori, per poi integrarla con un segnale radio. In questo modo si potrebbero sfruttare gli investimenti dello Stato per offrire quei “pezzi mancanti” e portare benefici alle comunità, anche a quelle a fallimento di mercato».

Una reale alternativa al modello di oggi, dove “utilizziamo denaro pubblico per dotare i territori di infrastrutture, senza che le persone che vivono in quei luoghi possano intervenire attivamente e individuare le zone in cui c’è più necessità di fibra, ottimizzando così gli investimenti».

Il modello cooperativo per portare la banda ultralarga

D’altronde la battaglia sulla “banda larga” è combattuta da anni dall’associazione che negli ultimi mesi è stata molto attiva sul fronte. Lo testimonia l’accordo realizzato con Legacoop, per distribuire la banda con fibra ottica in aree a fallimento di mercato.

«Questo accordo è “figlio” delle battaglie che Assoprovider ha compiuto negli anni per permettere alle cooperative di presentarsi sul mercato come operatori di comunicazione e offrire servizi Internet. Con Legacoop supportiamo quei cittadini e quelle imprese che si organizzano in cooperative per favorire la distribuzione di banda ultralarga su territori a fallimento di mercato», spiega Giovanbattista Frontera, vice Presidente di Assoprovider.

Nell’idea di Legacoop e Assoprovider, le cooperative si presenteranno come gruppi di acquisto di servizi Internet. Come soci della cooperativa potranno godere di diversi vantaggi. Come, per esempio, avere più potere contrattuale nei confronti di tutti gli operatori inclusi i big player del mercato e cambiare più agevolmente operatore, se non soddisfatti dei prezzi e della qualità dei servizi. I vantaggi sono anche per gli operatori stessi che potranno farsi concorrenza senza rendite di posizione o monopoli.

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