Torna “Battaglie della Rete”, il podcast Assoprovider creato in collaborazione con RadioIT. Al centro del dibattito, oggi, la nuova legge antipirateria, che rischia di mettere in crisi il settore TLC.
In questi giorni in Italia, si sono scatenate due battaglie. La prima è quella del Parlamento contro la pirateria online attraverso il progetto di legge Mollicone, che vorrebbe (almeno nelle intenzioni) bloccare l’accesso ai contenuti protetti da copyright.
La seconda è quella di Assoprovider per far sì che questo progetto antipirateria, che pure persegue dei giusti obiettivi, non crei una condizione catastrofica per le aziende del settore. Soprattutto per gli Operatori di Prossimità, i piccoli provider che garantiscono l’accesso a Internet nei luoghi più lontani dai grandi centri cittadini.
Gianbattista Frontera, presidente Assoprovider, e Antonella Oliviero, vice presidente dell’associazione, ne hanno discusso nell’ultimo episodio del podcast “Battaglie della Rete”.
Approfondiamo cosa sta succedendo e la posizione di Assoprovider.
Che cosa sta succedendo con la proposta di legge Mollicone sull’antipirateria?
Innanzitutto, il progetto di legge. Il provvedimento prevede che, in presenza di una segnalazione di una violazione del diritto d’autore, le aziende che forniscono connettività debbano impedire l’accesso all’indirizzo IP dov’è basato il server che trasmette il contenuto fraudolento.
Non solo. Il provider deve attivarsi entro mezz’ora dalla ricezione della segnalazione da parte dell’ente preposto (a quanto pare una piattaforma in-house dell’AGCOM), pena una sanzione amministrativa e una sanzione accessoria della confisca.
Frontera (Assoprovider): “Legge che mette a rischio duemila aziende TLC e rischia di essere inutile”
La norma è stata prevista principalmente per tutelare i diritti delle aziende televisive e di streaming che detengono i diritti alla trasmissione delle partite di calcio della serie A. Ma, come spiega Gianbattista Frontera, presidente Assoprovider, il progetto di legge rischia di mettere in crisi un intero settore.
«Le piccole e medie imprese del settore TLC hanno mediamente circa quattro dipendenti. Per garantire il servizio richiesto dalla nuova legge, nei tempi previsti, ogni azienda dovrebbe creare una sorta di task force interna, attiva h24 e 7 giorni su 7, assumendo quindi mediamente altre tre o quattro persone. Si tratta di un investimento che può raggiungere i 300mila euro annui: insostenibile per i provider indipendenti. Parliamo di duemila aziende e che occupano complessivamente 10mila addetti. E che, se la norma fosse confermata in questi termini, dovrebbero chiudere i battenti», spiega Frontera.
La norma, inoltre, potrebbe non essere efficace.
«Oggi sono molto diffusi i servizi VPN, che consentono di bypassare eventuali impedimenti all’accesso di un indirizzo IP a livello nazionale, ma non è possibile bloccare Internet alle “frontiere”. Quindi si rischia di mettere in ginocchio le aziende del settore, senza ottenere risultati apprezzabili».
Infine, ricorda Frontera, gli Operatori di Prossimità “saranno presto in difficoltà a causa dell’aumento delle emissioni radio da 6 a 60 voltmetri per l’introduzione della tecnologie 5G: un altro provvedimento che finisce per azzoppare le PMI del settore telecomunicazioni”.
Per approfondimenti sul tema, leggi: 5G, Assoprovider contro l’estensione di emissioni elettromagnetiche
Perché le piccole imprese del settore TLC sono così importanti per l’Italia?
Durante il podcast, Antonella Oliviero, vice presidente Assoprovider, racconta perché gli Operatori di Prossimità rappresentano realmente l’ossatura del tessuto imprenditoriale italiano:
«Assoprovider raccoglie aziende delle tlc dislocate su tutto il territorio nazionale, di fatto coprendo tutte le province. Siamo presenti, come operatori, soprattutto nelle cosiddette aree “a fallimento di mercato”, dove i grandi operatori non hanno interesse a investire. Con le loro attività, queste imprese colmano il digital divide, endemico in queste zone».
Pensiamo a quanto successo durante il COVID: senza l’attività degli Operatori di Prossimità, spiega Oliviero, “non sarebbe stato possibile fronteggiare l’emergenza: gli alunni non avrebbero potuto studiare a distanza e lavoratori e professionisti non avrebbero potuto operare in smart working”.
«Sono decenni – conclude la vicepresidente – che noi PMI del settore diamo grande impulso allo sviluppo del Paese. Si fa un gran parlare di digitalizzazione e innovazione, ma senza il contributo di queste aziende, nella loro missione quasi sociale, non si possono fare grandi passi avanti. Il mio appello al governo e ai parlamentari, allora, è di avere maggiore attenzione verso il nostro settore, soprattutto verso i piccoli operatori: nonostante le piccole dimensioni, possiamo fare grandi cose».
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