L’informatica è roba da uomini? Anche se può sembrare spesso così, in realtà sono tante le donne che hanno fatto la storia di Internet e della computer science in generale. Oggi, Giornata Internazionale della Donna, Assoprovider vuole raccontarti la storia di tre Pioniere della Rete, tra cui anche una brillante italiana.
Grace Murray Hopper (1906 – 1992)
È praticamente impossibile sovrastimare l’importanza di Grace Murray Hopper nel mondo della nascente informatica, a partire dagli anni ‘40 e per tutta la sua vita. Basti pensare che ha inventato il termine bug, oggi popolarissimo, e ha scritto il primo manuale per computer della storia. Hopper era letteralmente la donna a cui l’esercito statunitense si rivolgeva quando aveva problemi informatici da risolvere.
Nata a New York nel 1906, Hopper frequenta il Vassar College e poi la Yale University, specializzandosi in matematica, materia che insegna poi al Vassar, prima di entrare nella Marina militare statunitense, nel 1943. Il suo primo incarico è a Harvard, nel Computation Project dell’ufficio armamenti. Qui lavora al Mark I, il primo calcolatore automatico su vasta scala, precursore dei computer elettronici. Ed è proprio per il Mark I che scrive il primo manuale informatico della storia, il Manual of Operation for the Automatic Sequence Controlled Calculator: è il 1946. Sempre a questo calcolatore è legata l’invenzione del termine bug (che può voler dire anche insetto) da parte di Hopper: una falena si era infatti infiltrata nei circuiti del Mark I, creando alcuni problemi.
Dopo la guerra, lavora nella Eckert-Mauchly Computer Corp., dove conia anche il termine compiler, compilatore (programma che “traduce” le istruzioni dai linguaggi simbolici in linguaggio di macchina), realizzando uno dei primi esemplari. Nella stessa azienda, lavora all’ideazione di UNIVAC I, il primo computer elettronico commerciale della storia.
Successivamente, crea anche il primo compiler in inglese, il Flow-Matic, nel 1957, che ispira poi lo sviluppo di uno dei primi linguaggi di programmazione, il COBOL (common-business-oriented language), a cui lei stessa contribuisce.
Viene anche richiamata dalla Marina, nel 1966, per aiutare con la standardizzazione dei linguaggi dei computer navali: grazie ai suoi servigi, viene prima promossa commodoro e infine contrammiraglio, nel 1985.
Paradossalmente, a questa donna straordinaria viene assegnato il primo “Man of the Year” (premio per “uomo dell’anno”) dell’informatica, assegnato dalla Data Processing Management Association nel 1969. Nel 1991 riceve anche la National Medal of Technology e, postuma, la Medaglia Presidenziale della Libertà, nel 2016, la massima onoreficenza conferita negli Stati Uniti.
Mary Kenneth Keller (1913 – 1985)
Nata a Cleveland in Ohio, nel dicembre del 1913, Mary Kenneth Keller è una suora cattolica delle Sorelle della Carità, dove entra nel 1932, per poi professare i suoi voti perpetui nel 1940. Suor Mary Kenneth Keller è anche considerata come la prima donna a ricevere un dottorato in computer science nella storia degli Stati Uniti.
I suoi studi iniziano alla DePaul University, dove ottiene il baccalaureato in matematica e poi un master in matematica e fisica. È nel 1965, poi, che si specializza in informatica, diventando dottoressa alla University of Wisconsin. La sua tesi di dottorato riguarda la costruzione di algoritmi basati sul calcolo tramite differenziazione analitica.
Per lei, l’università di Dartmouth abolisce la regola che vuole solo studenti, professori e ricercatori uomini, permettendole di lavorare al proprio centro informatico, il prestigioso Computer Center. In questo innovativo laboratorio, suor Mary Kenneth Keller collabora attivamente allo sviluppo del linguaggio di programmazione BASIC (Beginner's All-purpose Symbolic Instruction Code), nel 1964.
Dopo il dottorato, comincia poi a lavorare al Clarke College di Dubuque, in Iowa: qui si dedica per 20 anni alla formazione delle nuove leve dell’informatica statunitense, in particolare creando il dipartimento di informatica dell’università, di cui sarà presidente per due decenni, e un corso di studi per l’applicazione dei computer all’istruzione.
«Per la prima volta – spiegava Kenneth Keller in una sua citazione preveggente – sappiamo come simulare meccanicamente il processo cognitivo. Possiamo realizzare studi nel campo dell’intelligenza artificiale. Oltretutto, questo meccanismo [il computer, ndr] può essere usato per assistere gli esseri umani nell’apprendimento. Con il passare del tempo, avremo sempre più studenti maturi nel settore: l’insegnamento [dell’informatica, ndr] diventerà quindi sempre più importante».
Marisa Bellisario (1935 – 1988)
“Il suo impegno è per la storia femminile un simbolo dell’affermazione della parità tra uomo e donna”, parole che l’allora Presidente della Repubblica Francesco Cossiga dedica a Marisa Bellisario, pioniera italiana dell’informatica.
Bellisario nasce nel 1935 in un paesino della provincia di Cuneo, Ceva. Si laurea in Economia e Commercio e trova lavoro per la prima volta nel mondo dell’elettronica nella mitica Olivetti: è il 1959.
L’anno dopo, viene invitata a Milano a frequentare il primo corso per specialisti di computer, organizzato dall’azienda fondata da Adriano: si tratta di una delle strategie della società per inserirsi nel settore del calcolo elettronico. Bellisario fa quindi parte, tra le poche donne, della prima generazione di informatici italiani, in qualità di analista di sistema, incaricata dell’assistenza sistemistica e all’avviamento delle applicazioni.
Il primo progetto concreto di Olivetti nel settore è l’ELEA 9003, l’Elaboratore elettronico aritmetico: si tratta del primo computer progettato e prodotto in Italia. Bellisario ha un ruolo di primo piano nel progetto: è infatti la programmatrice sul main frame di progettazione.
Abbiamo raccontato la storia di ELEA 9003 qui: Quando Olivetti ha battuto IBM: storia del primo calcolatore a transistor
Di lì a poco, da “semplice” analista diventerà una delle prime donne manager della storia del tech (non solo in Italia). L’ELEA rappresenta purtroppo uno dei pochi successi della ricerca informatica di Olivetti. Nel 1960 Adriano muore e le difficoltà finanziarie dell’azienda diventano insormontabili. L’area elettronica della società viene quindi venduta a General Electric, facendo nascere OGE (Olivetti General Electric).
È in questa cornice che Marisa Bellisario diventa direttore di prodotto, tra le poche top executive del settore informatico globale. Per rispetto nei suoi confronti, le riunioni con l’azienda americana si aprono con un “Marisa and gentlemen”.
Nel 1972, la manager torna a lavorare nella casa madre, come direttrice della Pianificazione Operativa, prima che alcuni contrasti con la nuova direzione di Carlo De Benedetti, non la riportino negli States alla Olivetti Corporation of American (OCA), la consociata americana dell’azienda di Ivrea che versa in condizioni economiche disastrose. Nel 1979, Bellisario riesce a riportare la OCA in utile. Fortune la celebra come una donna “che si è fatta da sola”, una manager che per il giornale rappresenta ancora una “rarità”, all’epoca.
Dopo un breve incarico nell’accordo tra Olivetti e StGobain, Bellisario lascia l’azienda per diventare condirettore generale di Italtel, principale azienda delle tlc, che versa anch’essa in condizioni disastrose, a causa della concorrenza italiana dalla tecnologia americana (ITT, GTE) e svedese (Ericsson) nel settore della telefonia.
Divenuta amministratore delegato del gruppo che controlla Italtel, Bellisario elabora un piano di risanamento che porta incredibili risultati nel giro di pochi anni, come il +30% del fatturato nel 1982. Nel 1985, l’ad può annunciare che Italtel “produce ricchezza, invece di perdite”, diventando tra i leader del settore elettronico in Italia in quegli anni.
Per approfondire il tema, leggi anche: 5 donne che hanno scritto la storia di Internet
Views: 67