Con l’avvocato Fulvio Sarzana di Sant’Ippolito, consulente legale Assoprovider, scopriamo il grande tema degli obblighi per i provider su Privacy, Pedopornografia e Parental Control, Data Retention, Diritto d’Autore.
Le norme italiane, mosse spesso da intenti a prima vista lodevoli, sembrano tuttavia avere l’obiettivo di caricare i Provider di obblighi difficili da gestire per piccole entità, come per esempio quello di dover fare da “controllore” dei contenuti online, che possono violare le norme sui giochi o il diritto d’autore.
In realtà, i provider non dovrebbero e non possono farsi carico di tutti questi obblighi, perché sono attività che aumentano solo i costi a proprio carico. Ne va della lotta al Digital Divide: se i provider non riescono più a portare avanti la propria attività, perché sommersi dalle incombenze, finiranno per non poter portare connettività in tutte quelle aree in cui i grandi operatori non sono interessati a lavorare.
Questo emerge dalle riflessioni dei vicepresidenti di Assoprovider, Antonella Oliviero e Marcello Cama, con l’avvocato Fulvio Sarzana nel webinar:
“Gli operatori di comunicazione elettronica e gli adempimenti previsti dalla legge. Come rispondere alle richieste delle Autorità ( AGCOM, AGCM, Garante Privacy e CNCPO) e della Magistratura”.
Obiettivo dell’appuntamento online: orientare gli operatori verso le giuste risposte da fornire alle Autorità attraverso l’analisi della normativa e casi pratici.
Il webinar è stato diviso in due sezioni: la prima destinata ai soli soci di Assoprovider, la seconda aperta a tutti, e che è possibile rivedere anche su YouTube sul canale ufficiale di Assoprovider:
Ecco una sintesi degli argomenti trattati nell’ultima parte del webinar.
Tutela dei consumatori
Tra gli enti che normano la presenza di contenuti in violazione dei diritti dei consumatori, l’avvocato Sarzana cita l’AGCM, che può ordinare, anche in via cautelare, ai fornitori di servizi di connettività di rimuovere o inibire l’utilizzazione delle reti di cui sono gestori.
L’inadempienza può portare a comminare sanzioni fino a 5 milioni di euro.
C’è poi il CNCPO (Centro nazionale per il contrasto alla pedopornografia online) presso il Ministero dell’Interno, che raccoglie segnalazioni, monitora la Rete e, attraverso la creazione di Blacklist, attiva funzioni idonee all’attività di filtraggio dei siti.
L’ente stabilisce i requisiti tecnici degli strumenti di filtraggio che i fornitori di connettività devono utilizzare e ha istituito un sistema di accesso attraverso link che obbliga i provider a chiedere una certificazione per accedervi.
“La soluzione dei sistemi automatizzati che scansionano determinate liste con siti da bloccare può essere un vantaggio per i provider, ma allo stesso tempo rappresenta un rischio: in altri Paesi dove sono stati implementati questi sistemi, hanno portato alla chiusura di YouTube e Twitter. Si trattava chiaramente di un errore, ecco perché bisogna fare attenzione a questo tipo di strumenti”, spiega il legale.
In ogni caso è necessario che questi sistemi siano efficienti ed aggiornati e le regole sembrano invece datate e questo costituisce un ulteriore limite per i piccoli provider.
Data Retention
Tra le norme più importanti in termini di Data Retention per i provider, il legale cita la legge 167 del 2017, che ha inserito l’obbligo di conservare i dati di traffico telematico per sei anni, a carico dei provider.
“Una disposizione che la Corte di Giustizia ha censurato, ma che nonostante questo resta in vigore. Questo ci fa capire che le autorità italiane percepiscono il provider solo come un’entità obbligata a compiere determinate attività per conto dello Stato, tutto a carico proprio”, spiega Sarzana.
Gli operatori devono poi prestare attenzione alle richieste arrivate, per esempio, dalle Forze dell’Ordine, che potrebbero richiedere la lista dei log per un’indagine in corso.
Ferma restando la necessaria collaborazione con le istituzioni va detto che le richieste sottostanno a precise regole: “le norme europee e italiane sulla data retention prevedono che per l’acquisizione dei file di log e dei dati di traffico sia necessario un provvedimento del GIP (Giudice per le Indagini Preliminari)”, conclude l’avvocato.
Parental Control
Con le domande da parte dei partecipanti, si arriva poi a uno dei temi caldi del mondo delle TLC, che è la direttiva AGCOM sul Parental Control, strumento da attivare per le linee consumer entro ottobre.
“Gli aspetti tecnici non sono stati ancora definiti”, spiega Sarzana. “E quindi bisogna capire se e quando arriveranno delle sanzioni per la mancata adozione dei filtri tecnici per il parental control. L’obbligo già c’è e le norme sono già in vigore, ma bisogna capire tecnicamente come viene applicata e come l’Autorità sanzionerà”.
Alla domanda se le liste da inibire saranno messe a disposizione da AGCOM e quindi centralizzate, il legale ha risposto:
“L’auspicio è che se ci sarà, ci sia solo un’autorità e solo una lista – anche se come Assoprovider non siamo interamente d'accordo con questa soluzione – che controlla il sistema, se e quando la norma verrà adottata dal punto di vista tecnico, per semplificare le attività ai provider”.
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