Oggi, 6 ottobre, è il compleanno di John E. Warnock, matematico “per errore”, programmatore, co-fondatore di Adobe, inventore del PDF e di alcuni dei software più impiegati al mondo.
Scopriamo la storia di questo pioniere e del perché può essere considerato come il “re Artù” dell’informatica.
Dall’odio per la matematica alla programmazione
Quando va a scuola da bambino odia la matematica. Viene più volte bocciato e l’ingegneria è l’ultima strada che pensa di percorrere. Quando si iscrive all’Università, lo fa solo perché tutti i suoi coetanei lo fanno. Qui però incontra un insegnante che cambia tutto e lo fa appassionare ai numeri.
Per mantenersi alla University of Utah, nel frattempo lavora per un rivenditore di pneumatici. Di mattina studia matematica – durante il master compie prodigi come la risoluzione del radicale di Jacobson, problema algebrico rimasto fino a quel momento senza soluzione – di giorno ripara gomme per auto.
Completati gli studi, non sa bene che strada intraprendere. Vorrebbe insegnare, ma sa che la paga non è eccellente. Allora invia il suo curriculum a IBM, che sta cercando matematici neolaureati. Inizia un tirocinio, durante il quale impara la programmazione.
Il prossimo impiego è con Evans & Sutherland, società di computer grafica della Bay Area in California, dove comincia a occuparsi della creazione di un linguaggio di programmazione che consenta alle stampanti di dialogare con i computer: un pallino che gli resterà negli anni a venire, come vedremo.
Quando l’azienda gli propone di tornare a Salt Lake City, sua città natale, decide di declinare: lui e sua moglie non vogliono tornare nello Utah. Scopre, tramite un amico, che allo Xerox PARC [Palo Alto Research Center] un certo Chuck Geschke, ex insegnante di matematica, sta lanciando l’Imaging Science Laboratory, per creare un personal computer e le prime versioni di interfaccia grafica per pc.
Warnock e Geschke si conoscono quindi a un colloquio di lavoro: è l’incontro che cambierà la vita a entrambi. Il primo lavoro di Warnock in Xerox è la creazione di un software per la rappresentazione grafica di dati.
I due cominceranno poi a lavorare su un protocollo innovativo, che consente di “tradurre” immagini e forme complicate. Una soluzione che consente di effettuare riproduzioni fedeli in alta qualità. È un grosso passo avanti per l’epoca, quando le stampanti possono lavorare solo su punti e linee.
È InterPress, strumento che i due collaboratori vorrebbero lanciare sul mercato. Xerox, di cui sono ancora dipendenti, però frena: l’azienda vuole tenere il protocollo per sé, usandolo solo sulle proprie macchine.
Nasce Adobe
«Il mondo non avrebbe mai conosciuto la nostra idea – racconta Warnock – Ci è sembrata subito una cosa folle. Eravamo due dipendenti e stavamo costruendo delle cose straordinarie. E le persone non avrebbero potuto utilizzarle, goderne i vantaggi. Adobe è nata proprio da un sentimento di frustrazione».
Insieme a Geschke decide quindi di lasciare la Xerox e di fondare Adobe Systems nel 1982, continuando a lavorare sul perfezionamento della comunicazione tra pc e dispositivi per la stampa. Il primo risultato di questo lavoro è PostScript. Il software funziona così: l’operatore umano può inserire facilmente delle direttive per la stampante, in modo che quest’ultima possa riprodurre linee, punti, lettere e immagini. In sostanza, PostScript permette a ogni computer di stampare immagini e documenti. È una rivoluzione, che consente la democratizzazione dell’uso delle stampanti, fino a quel momento appannaggio di poche grosse multinazionali informatiche.
Il software diventa nel giro di qualche anno lo standard del settore e ancora oggi molte stampanti ne utilizzano una versione aggiornata.
Adobe non si ferma a questo successo. “Dobbiamo diversificare”, spiega Warnock al suo socio. Prendono allora alcuni collaboratori, che fino a quel momento hanno lavorato su PostScript, e li mettono al lavoro su un nuovo software per la creazione di illustrazioni in vettoriale: è il 1987, nasce Illustrator.
Due anni dopo, i fratelli John e Thomas Knoll propongono ad Adobe un programma di grafica rivoluzionario: è Photoshop. L’azienda di Warnock e Geschke lo propone da allora in licenza.
I primi prodotti Adobe portano a una crescita esponenziale dell’azienda. Nel 1990, a otto anni dalla fondazione, i ricavi arrivano a 170 milioni di dollari, con utili pari a 40 milioni.
Arriva Camelot Project, il PDF
Una delle ragioni per cui Warnock e Geschke decidono di puntare anche su altri prodotti è che PostScript ha i suoi limiti. Nei suoi primi anni di vita funziona su circa un centinaio di stampanti in circolazione. Questo perché il protocollo “richiede delle macchine e delle stampanti molto potenti”, come afferma lo stesso Warnock:
«È una soluzione a lungo termine perché la potenza dei dispositivi crescerà nel tempo, ma oggi PostScrip non è utilizzabile su molte delle macchine in commercio».
Il fondatore di Adobe scrive queste parole in un documento del 1991, il “Camelot Project”, dal nome del leggendario castello in cui risiedeva Re Artù nell’epopea mitologica famosa in tutto il mondo.
Il documento, di sei pagine, anticipa la creazione di un nuovo formato per i file, il PDF (Portable Document Format), che oggi tutti noi conosciamo.
È l’ennesima rivoluzione firmata Adobe. Il formato permette infatti di essere utilizzato multipiattaforma: a differenza di PostScript, quindi, non richiede caratteristiche di macchina specifiche, ma può essere impiegato su qualunque dispositivo, senza differenze. I documenti in PDF, cioè, hanno un formato identico su ogni computer: niente più problemi di formattazione nel passaggio da una macchina a un’altra.
È inoltre gratuito e le informazioni trasferite con il nuovo formato (che siano testi o immagini) non vanno in alcun modo perse o danneggiate. Caratteristiche che lo trasformano in poco tempo in uno standard, utilizzato da milioni di persone nel mondo per la pubblicazione di documenti.
Oggi il software è ubiquitario: nel 2018, secondo dati Adobe, sono stati aperti 250 miliardi di PDF, nel mondo.
Adobe oggi
Gli inizi della storia di Adobe non sono stati facili. Quando Warnock e Geschke presentano la loro prima invenzione, molte persone non ne comprendono l’utilità. Quando lo presentano al Gartner Group, uno dei manager gli dice: “Questa è l’idea più stupida che abbia mai sentito nella mia vita”.
Ma alla fine avranno ragione loro. Negli anni Adobe ha sviluppato numerose soluzioni, oggi impiegate su computer, smartphone e tablet in tutto il mondo, sia da privati che da aziende. Un esempio recente è Adobe Scan, app per iOS e Android che permette di scannerizzare documenti anche da mobile: è stata scaricata più di 35 milioni di volte. E poi ancora firme digitali, offerte di servizi in cloud, analisi dei dati.
Adobe non sembra capace di smettere di crescere. Oggi è sotto la guida di Shantanu Narayen, CEO dal 2007, e continua a macinare numeri: le revenue sono passate dalle 4,7 miliardi di dollari del 2015 ai 9 miliardi del 2018, in un continuo crescendo. I dipendenti dell’azienda sono oggi più di 22mila.
Tutto è nato dall'ambizione e la voglia di rivoluzionare il mondo dell’informatica di due giovani matematici. Il segreto del successo? Eccolo, secondo John Warnock:
«Non mi sono mai concentrato sui miei limiti, o su quelli di un progetto. Quando ragioni così finisci per essere prudente e di non fare molta strada».
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