Diritto d’autore, Assoprovider in audizione alla camera

Bortolotto, presidente Assoprovider, in audizione alla Camera sulla tutela del diritto d’autore: “Per i Piccoli Operatori costi sarebbero insostenibili”

Diritto d’Autore, copyright, pirateria: il fenomeno in Italia è collegato principalmente alle partite di calcio, guardate su siti di streaming che non ne detengono i diritti (circa 11 milioni di italiani ne usufruiscono, dati Fapav/Ipsos), mentre cala il ricorso al download illegale di musica, film, serie tv.

Per contrastare il fenomeno, sono state presentate tre proposte di legge negli ultimi anni (nello specifico, 1357 Butti, 2188 Capitanio e 2679 Zanella), che prevedono nuove disposizioni per prevenire e reprimere la diffusione di contenuti tutelati dal diritto d’autore, via Internet.

Nell’esame di tali proposte, le Commissioni riunite Cultura e Trasporti della Camera hanno ascoltato i pareri di alcune associazioni di categoria: oltre Assoprovider, sentita in qualità di associazione che raccoglie gli Operatori di Prossimità (ISP e WISP), hanno partecipato rappresentanti di Aiip (Associazione Italiana Internet Provider), Fapav (Federazione per la Tutela dei Contenuti Audiovisivi e Multimediali), la Siae e Aie (Associazione italiana editori).

Per Assoprovider, sono intervenuti il presidente Dino Bortolotto e l’avvocato Fulvio Sarzana.

Bortolotto: “Costi insostenibili per gli Operatori”

La discussione si concentra essenzialmente su un punto: gli Internet Service Provider hanno delle responsabilità nel contrasto alla pirateria? Dovrebbero intervenire direttamente e in autonomia su chi usufruisce contenuti protetti da copyright?

In realtà, come fanno notare gli intervenuti, gli Operatori di Prossimità non traggono alcun vantaggio dalla pirateria e anzi hanno tutto da perdere, subendo un danno economico a causa dell’incremento dei volumi di traffico.

Il presidente Bortolotto ricorda allora che “il punto ottimale di intervento contro la pirateria, dovrebbe essere quello d’origine e non quello di destinazione”: in sostanza, bisognerebbe intervenire su chi “produce” e condivide i contenuti illegali, non sugli utenti che ne usufruiscono.

Per questa ragione, gli Operatori TLC non possono essere interpellati, dal momento che “sono l’ultimo anello della catena di trasmissione, il soggetto più distante da chi sta commettendo il reato”.

In termini tecnici, un ISP dovrebbe intervenire con un denial of service applicato alla destinazione su una origine illecita. Per Bortolotto, tale possibilità “è tutta da verificare in termini costituzionali: esiste infatti il rischio che un privato decida in totale autonomia quale indirizzo IP debba essere oscurato”, senza l’intervento dell’autorità giudiziaria.

Non solo: cosa succederebbe se, per un errore materiale, venisse indicato un indirizzo IP sbagliato?

Il presidente di Assoprovider fa un esempio: 

«Immaginiamo cosa potrebbe accadere se per sbaglio venisse oscurato l’indirizzo IP su cui è possibile controllare il Mose di Venezia: le conseguenze sarebbero catastrofiche».

Bortolotto ricorda inoltre le possibili conseguenze economiche di un tale intervento da parte degli ISP:

«Per i piccoli operatori, che noi rappresentiamo, tali costi possono fare la differenza: i nostri associati non possono “spalmare” tale importo su milioni di utenti, come potrebbero i grandi operatori di telefonia. Si andrebbero in questo modo a intaccare i diritti economici e d’impresa degli ISP, garantiti dalla Costituzione».

In conclusione,  spiega che Assoprovider è sempre disposta a “rispettare sempre e comunque la legge”, ma anche che “utilizzerà tutti gli strumenti a disposizione per contrastare decisioni che potrebbero rappresentare un ostacolo alla libertà d’impresa degli associati”.

Rivedi gli interventi completi di Dino Bortolotto e Fulvio Sarzana, a partire dal minuto 21:

Sarzana: “Si rischia la violazione di norme UE”

All’intervento di Bortolotto, segue la riflessione di Fulvio Sarzana, avvocato, consulente legale di Assoprovider. Sarzana si concentra sui possibili contrasti che le nuove norme potrebbero creare con il diritto comunitario:

«La formulazione dei disegni di legge è anomala: queste norme, se approvate, potrebbero violare diverse disposizioni comunitarie, come per esempio quelle in vigore sul commercio elettronico, che vietano un controllo preventivo da parte degli operatori su quanto avviene in Rete».

Il diritto penale, inoltre, prevede che “solo l’autorità giudiziaria possa predisporre determinati obblighi e imposizioni”, ricorda il legale.

Anche Sarzana insiste poi sul nodo dei costi:

«Sappiamo che la maggior parte delle operazioni di violazione delle norme sul copyright avviene all’estero: le nuove norme obbligherebbero i soggetti italiani, con costi molto elevati, a dover intervenire per privare l’accesso ai siti esteri da parte di cittadini italiani».È dunque inaccettabile che tale “enforcement sia introdotto a livello nazionale, derogando la disciplina comunitaria: invito quindi a riconsiderare le proposte di legge, per precisarle meglio e verificarne la compatibilità con le norme europee”, conclude Sarzana.

Vuoi saperne di più? Leggi anche: Diritti d’autore: perché la colpa non può essere dei Provider. Il punto di Fulvio Sarzana, avvocato esperto di diritti delle telecomunicazioni

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