GPDR: come cambia la vita di tutti. Il punto dell’esperto, Antonio Aprea

GDPR è la parola dell’anno. La sigla, che indica il regolamento europeo che tutela i dati personali, ha avuto una crescita impressionante nel volume di ricerca, sintomo dell’interesse sempre più vivo sul tema della privacy.

GPDR è uno dei temi che saranno sul tavolo di APRO18 (Roma, 15-16 giugno), il convegno annuale di Assoprovider per discutere di temi fondamentali per lo sviluppo delle infrastrutture e dei servizi di telecomunicazioni in Italia.  

Per lanciare alcuni spunti di riflessione, che saranno dibattuti ampiamente a Roma, abbiamo raggiunto Antonio Aprea, uno dei membri di Assoprovider, esperto di GDPR e titolare dell’azienda NowTech.

Su GDPR, si è scritto tanto in questi mesi. Qual è per te il valore reale della normativa?

«È senz’altro nella riflessione su cos’è il dato personale e l’incidenza che questo ha nella vita di tutti noi.  La norma dà vita a una presa di coscienza. La speranza è che aiuti i molti a capire a pieno il significato di quelle piccole caselline che ogni giorno spuntano sui vari contratti online e su carta».

Ma tra il “dire e il fare” c’è lo sforzo che deve compiere ogni utente per cambiare  atteggiamento e informarsi di più. Come sensibilizzare davvero sulla privacy?

«Semplificando i messaggi.  Faccio sempre una similitudine per far capire di cosa stiamo parlando. Se ti rubano la carta di identità ti disperi, ti chiedi cosa potranno mai fare con i tuoi dati personali e sai che avrai difficoltà perché ti è necessaria per una serie infinita di attività che svolgi ogni giorno. La stessa premura dovrebbe avvenire quando ti rubano un dato sulla Rete, i rischi a cui vai incontro possono essere anche maggiori, se paragonati allo smarrimento di uno dei tuoi documenti».

Qual è l’impatto reale della norma sulla vita delle persone?

«Se immaginiamo solo quanto possano essere fastidiose le telefonate che riceviamo ogni giorno dalle compagnie telefoniche, che vogliono venderci di tutto – e molto spesso perché le abbiamo autorizzate noi stessi a farlo – si capisce quanto migliore possa essere la vita di ognuno. Il beneficio è di non diventare ogni giorno, come accade oggi, oggetti passivi di un marketing selvaggio».

Le aziende, specie quelle digitali, non possono fare a meno dei dati. Chi premierà realmente la norma?

«Alla fine che il business sia digitale o meno, quello che funziona nel rapporto con il cliente è sempre la trasparenza.  È la trasparenza infatti che ispira fiducia e fidelizza, specie se sei una piccola o media impresa e devi personalizzare continuamente la tua offerta. La norma premierà chi ha instaurato con i suoi clienti fin dal primo momento un rapporto di trasparenza. E darà molti grattacapi in più ai furbetti, mettendoli – si spera – sempre più ai margini del mercato».

Ci sono tante aziende che ancora non si sono messe in regola. Che consigli dai loro?

«Di digitalizzarsi, innanzitutto. Esistono dei software che consentono di fare tutto in automatico. Noi di NowTech, per esempio, abbiamo sperimentato una piattaforma che funge da registro elettronico. Qui si possono indicare le attività che l’azienda svolge e come utilizza i dati dei suoi utenti. Il software, inoltre, esegue backup continui e può essere modificato con estrema facilità, al mutare delle condizioni aziendali».

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